Manuel Agnelli: “Roberto Baggio mi ha riavvicinato al calcio, era il mio idolo. Oggi mi appassiona Messi, più umano di Ronaldo che è un Robocop“.
L’intervento dell’artista, leader degli Afterhourse tifoso nerazzurro a RMC Sport: “Sono un tifoso acceso ma come tutti gli interisti quando giochiamo male non ho problemi a riconoscerlo”.
“Com’è nata la mia passione nerazzurra? Mi sono disinteressato del calcio per un sacco di anni proprio per eccesso di tifo“. Così Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, nel suo intervento a RMC Sport. “Quando ero ragazzino a scuola, verso la fine degli anni Settanta e primi anni Ottanta, non si parlava di altroe lo si faceva in maniera abbastanza accesa e questa cosa mi aveva disgustato. Poi, mi sono riavvicinato al calcio quasi per gioco seguendo Roberto Baggio, che era diventato un po’ il mio idolo. Ho abitato a Bologna per 3 anni a 50 metri dallo stadio dove lui giocava in quel periodo – ha spiegato Agnelli – e quando Baggioè arrivato all’Inter io mi sono fermato perché ho conosciuto dei personaggi che tifavano Inter, tra i quali il padre della mia attuale compagna, che avevano un modo di vivere il calcio meraviglioso, senza pressione: un tifo sano e divertente. Anche se l’Inter in quel periodo – ricorda – non stava ancora ottenendo dei risultati io mi sono riappassionato e mi sono fermato lì”.
“Un calciatore che oggi mi appassiona? Sicuramente a me ha fatto molto piacere l’avvento dei calciatori “piccolini”, tipo Lionel Messi, rispetto a un Cristiano Ronaldo che da un certo punto di vista è una sorta di Robocop” – ha confidato Agnelli a RMC Sport. “Questo perché hanno riportato un certo tipo di umanità,hanno riaperto un po’ le possibilità anche ai ragazzini che non sono dotati di un fisico mostruoso di sognare e di sperare di poter diventare un giorno qualcosa. La poesia nel calcio vuol dire tantissimo ed è anche una delle ragioni del successo di questo sport, per cui il fatto di non dovere essere Robocop per ottenere certi risultati è stato un messaggio molto forte, per cui dico Messi tutta la vita“.
Quando a Manuel Agnelli, durante il suo intervento a RMC Sport, viene chiesto se l’identità sia un valore che rischia di essere annacquato in un calcio che è diventato sempre più simile all’industria, vedi il passaggio dell’Inter dalla famiglia Moratti fino all’attuale proprietà cinese, il frontman degli Afterhours risponde così: “Si c’è un grosso rischio, però sappiamo tutti che nel calcio moderno senza capitali non vai da nessuna parte, quindi se lo scopo è quello di far vincere la squadra e di fargli fare grandi risultati, ed il lavoro è ancora molto lungo, questi capitali ci vogliono e sembrava impossibile averli quà”.
“Che tifoso sono? Posso essere un tifoso anche molto acceso perché il tifo è tifo ed è anche una parte divertente. Però di solito tendo a essere anche abbastanza oggettivo, un po’ come tutti i tifosi interisti: quando giochiamo male non ho problemi a riconoscerlo”. E tornando al tema dell’identità, aggiunge: “Fino a quando ci sono i tifosi interisti non rischiamo di perdere l’identità perché abbiamo un comportamento secondo me abbastanza unico all’interno della tifoseria“.